Paura per l’inviato del Tg1 Matteo Alviti che ha dovuto fermare la diretta durante il telegiornale per un razzo caduto accanto a lui.
“10 secondi e sarei morto”. Matto Alviti, inviato del Tg1, è salvo ma ha dovuto fare i conti con un momento di vero terrore. Il giornalista si trovava in diretta dai luoghi in cui si è scatenata la guerra tra Israele e Hamas. In particolare l’uomo era ad Ashkelon, al confine con la Striscia di Gaza, ed è stato protagonista in prima persona di uno degli attacchi con missili e razzi sul posto. Durante il collegamento con il telegiornale, l’allarme, la confusione e poi lo stop alla diretta. Un momento spaventoso che sarebbe potuto costargli la vita.
L’inviato del Tg1 e il razzo di Hamas: il video
Il giornalista Matteo Alviti si trovava insieme all’operatore Maurizio Calaiò e alla producer Sahera Dirbas, quando diversi razzi hanno colpito l’area dell’Hotel Regina nel quale alloggiano. L’impatto dei missili, come si è notato anche durante la diretta con il Tg1, poi interrotta bruscamente, è avvenuto a poca distanza dall’auto sulla quale si trovavano solo pochi secondi prima.
Alviti stava raccontando le ultime ore e la situazione ad Ashkelon, al confine con la Striscia di Gaza, quando appunto l’allarme per i missili che stavano arrivando gli ha impedito di concludere.
L’esito dei razzi è stato terribile ma per fortuna, lui e gli altri colleghi sono rimasti illesi, ma solo per una manciata di secondi. I missili hanno danneggiato il mezzo e distrutto un’altra macchina che si trovava nei pressi.
Il racconto e l’auto distrutta
“La nostra macchina è stata investita da schegge. 10 secondi e sarei morto. Siamo usciti pochi secondi prima che cadesse il missile. Sono ovviamente saltati gli air bag, ci sono ancora le chiavi infilate nel cruscotto”, ha spiegato l’inviato del Tg1 nel Tg delle 20.
Nel racconto dell’uomo anche gli altri missili caduti poco distanti, davanti all’hotel che ha portato lui ed altre persone a fuggire verso il bunker vicino mentre le sirene avvertivano che era in corso un nuovo attacco.
Successivamente il giornalista è stato raggiunto telefonicamente e ha spiegato: “Stiamo tutti bene. Come spesso accade è suonato l’allarme e abbiamo pochi secondi per raggiungere zona del bunker, perché Gaza è a soli 10 chilometri e i razzi ci mettono pochissimo ad arrivare qui”. E ancora: “L’attacco all’hotel non è probabilmente un caso. Abbiamo assistito a una telefonata anonima in arabo, nella quale l’uomo diceva: ìse fossi in voi, me ne andreiì”. “Non c’è ancora un bilancio di morti e feriti. Più di cento razzi sono stati lanciati”.